LO SCENARIO FUTURO DELLA NUOVA VIA DELLA SETA

Da Marco Polo alla Belt and Road Initiative (BRI). Come all'epoca, l'Italia è stata apripista firmando per prima il Memorandum of Understanding (MoU).

La BRI, come molti già sanno, prevede ferrovie, strade, porti e una logistica che dalla Cina guarda verso il mondo occidentale. Un progetto colossale che prevede un costo di realizzazione di 900 miliardi di dollari.

"Si tratta di una rete immensa che tuttavia potrebbe ampliarsi ulteriormente dando vita al più grande progetto di infrastrutture di sempre."

Sono già passati 6 anni da quando il presidente Cinese Xi Jinping e il suo primo ministro Li Keqiang si sono affacciati pubblicamente in Europa e nei vicini paesi asiatici lanciando sul tavolo questo progetto che prevedeva:

  • 65 paesi coinvolti
  • poco meno del 65% della popolazione mondiale
  • quasi il 40% del PIL del globo

Nel 2014 Pechino ha costituito il Silk Road Fund, un fondo da 40 miliardi realizzato per attrarre investimenti esteri. A questi vanno aggiunti altri 100 miliardi della Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB), una banca di sviluppo alla quale partecipano vari Paesi Europei tra cui l'Italia (da luglio 2016 con 2.571,8 milioni di dollari per un 2,6677%).

Strade e ferrovie si svilupperanno su tre principali direttrici:

  1. Dalla Cina all'Europa, attraversando Kazakhistan, Russia, e Polonia verso il Mar Baltico;
  2. La direttrice Transiveriana, Cina-Mongolia-Russia;
  3. La linea Sud, che taglia Golfo Persico, toccando Islamabad, Teheran e Istanbul.

Due invece le rotte marittime:

  1. Dal porto cinese di Fuzhou e attraverso l'Oceano Indiano e il mar Rosso, passando dall'Africa fino in Europa, e che coinvolge in Italia i porti di nordest;
  2. Sempre dal porto cinese di Fuzhou verso le isole del Pacifico.

Ci sarebbe dunque la possibilità di costruire nuovi gasdotti e oleodotti andando così a ridisegnare l'intera mappa dei flussi economici mondiali.

Secondo quanto dichiarato dai funzionari cinesi, la Nuova via della Seta dovrebbe reggersi su sei grandi corridoi internazionali:

  1. CPEC (China-Pakistan Economic Corridor) che intende ammodernare rapidamente l'infrastruttura pakistana e rafforzare la sua economia con la costruzione di nuove reti di trasporto, reti energetiche e le c.d. zone economiche speciali (ZES)
  2. BCIMEC (The Bangladesh-China-India-Myanmar Forum for Regional Cooperation) che prevede l'eliminazione di barriere non tariffarie, investimenti nello sviluppo di infrastrutture, esplorazioni e sviluppi congiunti su minerali, acqua e altre risorse naturali
  3. CCWAEC (China-Central West Asia Economic Corridor) che prevede la partecipazione di Iran, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turchia, Turkmenistan e Uzbekistan
  4. CICPEC (China-Indo-China Penisula Economic Corridor) che va dal delta del Pearl River cinese verso ovest lungo la superstrada Nanchong-Guang'an e la ferrovia ad alta velocità Nanning-Guangzhou via Nanning e Pingxiang verso Hanoi e Singapore
  5. CMREC che si estende su due fronti:
    1. dalla regione cinese di Pechino-Tianjin-Hebei a Hohhot e in Mongolia e Russia
    2. dalla cinese Dalian, Shenyang, Changchun, Harbin e Manzhouli alla Chita russa, sede del nuovo grande progetto Russia-Cina sul rame
  6. NELB (The New Eurasian Land Bridge) che prevede una serie di corridoi ferroviari che percorrono circa 7.500 miglia (12.000 km) da Yiwu, nella Cina orientale, verso destinazioni dell'Europa occidentale com Duisburg, Madrid e persino Londra in sole due settimane. Inoltre sono previsti investimenti per migliorare la viabilità marittima ed aerea e verrebbero finanziate anche le infrastrutture tecnologiche per garantire più velocità alla comunicazioni (5G).

In merito alle relazioni tra Cina e Russia si fa presente che la Cina ha istituito un sistema di payment vs payment (PVP) per le transazioni di Yuan cinese e Rublo russo per ridurre i rischi e migliorare l'efficienza del mercato dei cambi. Questo potrebbe dar vita a un vero e proprio asse dollar free aumentando il volume totale delle transazioni tra Yuan e Rublo.

"Certo è che, accordo o no, non possiamo prescindere dal fare affari con la seconda potenza economica mondiale, in forte crescita."