Andamento dell’export

Ogni azienda che esporta produce in media 25mila euro l’anno in più per ogni dipendente rispetto alle aziende che non esportano. In questo caso la dimensione dell’azienda non conta, ma è importante conoscere e presidiare il mercato di destinazione.

Stato di salute dell’export

L’export internazionale continua a crescere, anche se sta rallentando. È un rallentamento, ma non si parla di inchiodate pericolose. Anzi, solo nel 2018 il netto dei dazi e le restrizioni al commercio hanno raggiunto quota 548. Si parla di record. Il commercio globale non è in piena salute, ma non è neppure quel morto che cammina sotto i colpi del protezionismo di Donald Trump. Secondo il rapporto ICE-Prometeia 2018 siamo di fronte a uno scenario degli scambi mondiali di "rallentamento controllato".

Alessandra Lanza, partner di Prometeia, società italiana specializzata nei servizi per il risk management, wealth management, asset management e nella consulenza finanziaria, ha spiegato che nel 2018 gli scambi di manufatti aumenteranno a un tasso del 4,5% a prezzi costanti in rallentamento di 0,3 punti rispetto all'anno precedente. Nel 2019, la crescita dovrebbe rallentare al +4,1% e poi dovrebbe risalire a partire dal 2020. Continua dicendo: «Siccome, però, la domanda internazionale rallenta, sono i beni intermedi a risentirne di più: la meccanica – primo settore di export per il Made in Italy – dovrebbe frenare.

Meglio i beni di consumo: food, vino, moda e arredo. Nel 2019, l’export internazionale dovrebbe crescere di più su beni tecnologici ed elettronica (automotive, nautica, aerospazio, tecnologie digitali) così come su chimica, plastica e farmaceutica.

«I due mercati che continueranno a offrire le maggiori opportunità, nel prossimo biennio – ha concluso Lanza – sono Usa e Cina. Allo stesso tempo il divario con i concorrenti (dal vino francese, alla tecnologia tedesca) mettono in evidenza un potenziale per l’Italia ancora tutto da valorizzare».


Infatti, per quanto riguarda l’import, USA e Cina sono i Paesi protagonisti. A livello geografico, tutte le aree analizzate hanno sperimentato nel 2018 un incremento delle importazioni con tassi di crescita a prezzi costanti compresi tra il 3,9% dei paesi maturi vicini (area dell’euro e altri paesi europei) e il 5,9% degli emergenti vicini (paesi dell’Europa centro-orientale, Nord Africa e Medio Oriente). Spiccano le performance degli Stati Uniti: aumento del 5,3% delle importazioni. La Cina, non da meno, si distingue con un 6,2%.

La dote finanziaria del Governo per l’export 2019
Giuseppe Mazzarella, presidente pro tempore dell’Agenzia Ice, ha affermato che nel 2019 sono previsti stanziamenti per 183,5 milioni per promuovere il commercio italiano all’estero. Ha aggiunto che l’elemento di particolare rilievo sarà sulle Pmi, in modo che «l’export non sia un fenomeno occasionale, ma divenga stabile».

IL POTENZIALE PER AUMENTARE L'EXPORT STA NELLE PMI
Fonte: Eurostat

Più export per 46mila imprese in 5 anni

Complessivamente sono 195mila le imprese che esportano, ma allo stesso tempo esistono decine di migliaia di altre imprese che, pur avendone le capacità e potenzialità, non riesco ancora a farlo.

Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere, afferma: «Le Camere di commercio stanno lavorando anche insieme ad Ice per consolidare la presenza all’estero delle aziende e hanno un piano di azione preciso rivolto a 46mila aziende potenziali esportatrici, soprattutto di piccole dimensioni, con fatturato sotto i 3 milioni di euro, per aiutarle ad aprirsi ai mercati stranieri nei prossimi 5 anni».

Conclude Michele Geraci, sotto sottosegretario allo Sviluppo economico, con delega al Commercio internazionale, dicendo che l’impegno del Governo è quello di favorire lo sviluppo digitale delle Pmi italiane. E’ fondamentale la corretta costruzione di un sito web e lo sviluppo dei sistemi di pagamento online, logistica e stoccaggio delle merci per l’e-commerce.

«Credo che l’Italia possa inserirsi nelle sinergie che attualmente Cina e Giappone stanno creando, ad esempio, in Africa, dove il nostro Made in Italy può proporre soluzioni tecnologiche e innovative».