Via della Seta: 1800 miliardi per 65 Paesi

La prima fase avviata nel 2013 "One Belt One Road", poi trasformata in "Belt and Road Initiative", punta a governare la grande rete dei traffici marittimi, dall'Asia all'Africa fino all'Europa e non solo quella mediterranea ma anche quella del Nord.
La quinta edizione del rapporto "Italian Maritime Economy" analizza nel dettaglio il fenomeno e sottolinea come la Cina si stia sempre più affermando nello scenario logistico internazionale, attraverso un piano di crescita su differenti modelli di trasporto, navale, ferroviario e terrestre.
La Cina ha già investito molto nel Mediterraneo: oltre all'acquisizione del Pireo ci sono anche importanti partecipazioni, a Port Said e Alessandria d'Egitto, a Kumport in Turchia, Haifa in Israele e Vado Ligure; se poi si aggiungono le partecipazioni di minoranza nel Khalifa Port Container e nel Suez Canal Container, il quadro è completo.
Alcuni parlano di una vera e propria colonizzazione ma ostacolare la Belt and Road Initiative non avrebbe alcun senso, pertanto è opportuno che l'Europa, in particolar modo l'Italia, cerchi di trasformare questo scenario in una serie di opportunità di rinnovamento delle proprie infrastrutture portuali e logistiche.
L'interscambio tra Europa e Cina ha raggiunto i 200 miliardi e il trend di crescita per l'Italia è positivo anche in export per prodotti "Made in Italy" commercializzati nel mercato Cinese.